Nero come il sangue by Carlo Lucarelli

Nero come il sangue by Carlo Lucarelli

autore:Carlo Lucarelli
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2021-01-15T00:00:00+00:00


Le indagini e il processo

A coordinare le indagini sul massacro del Circeo viene chiamato il maresciallo dei carabinieri Gesualdo Simonetti, che può contare sulla testimonianza di Donatella Colasanti per ricostruire l’intera dinamica dell’aggressione.

Donatella si costituisce parte civile, è al suo fianco Tina Lagostena Bassi, una delle più agguerrite avvocatesse in difesa dei diritti delle donne. Una figura eccezionale, che nel 1979 affiancherà la vittima del primo processo per violenza carnale trasmesso dalla Rai, Processo per stupro, e in seguitò sarà tra le fondatrici del Telefono Rosa.

Passa quasi un anno prima di arrivare in tribunale, e il 29 luglio 1976 la sentenza di primo grado condanna alla pena dell’ergastolo Gianni Guido e Angelo Izzo; e in contumacia Andrea Ghira, scomparso nel nulla.

Il 28 ottobre 1980 l’appello conferma il verdetto per Izzo e Ghira, mentre per Gianni Guido le cose vanno meglio: grazie a una dichiarazione di pentimento e a un risarcimento importante alle vittime, la Corte di secondo grado riduce la pena a trent’anni.

Difficile stabilire la profondità e l’autenticità del suo rimorso, quel che è certo è che alla prima occasione Gianni Guido evade dal carcere di San Gimignano. Lo trovano a Buenos Aires, ma, in attesa dell’estradizione, nel 1985 riesce di nuovo a fuggire. Questa volta gli investigatori faticano a rintracciarlo, fino a che scoprono che vive a Panama, dove ha aperto un autosalone, e nel 1994 lo riportano in Italia. Guido passa quattordici anni nel carcere di Rebibbia, poi viene affidato ai servizi sociali, quindi, nell’agosto 2009, esce con uno sconto di pena di otto anni, tra indulto e buona condotta.

La storia di Andrea Ghira è ancor più complicata: fuggito in Spagna, si sarebbe arruolato nel Tercio de Extranjeros, la Legione Straniera spagnola, il 26 giugno 1976, passandoci i successivi diciotto anni sotto il falso nome di Massimo Testa de Andres; avrebbe quindi prestato servizio nel IV battaglione e in un reparto delle forze speciali chiamato BOEL, almeno fino a quando l’abuso di sostanze glielo ha concesso. Un’overdose lo avrebbe poi ucciso all’età di quarant’anni nella sua casa di Melilla, una piccola enclave spagnola sulla costa orientale del Marocco. Nel cimitero di Melilla c’è una lapide che riporta il nome di Massimo Testa de Andres e la data di morte, 11 aprile 1994, diversa da quella indicata sul certificato di morte, 9 settembre di quell’anno.

In ogni caso, per fugare ogni dubbio i resti del corpo trovato nella tomba sono stati riesumati per un’indagine genetica nel 2005 e poi di nuovo nel 2016; l’esame del DNA non lascia dubbi che il corpo sepolto a Melilla sia quello di Ghira.

Donatella Colasanti è stata stroncata il 30 dicembre 2005 da un tumore al seno che se l’è portata via a quarantasette anni. Non ha mai smesso di combattere, ma è certo che le violenze subite l’hanno segnata in modo indelebile, lasciandole addosso una sofferenza che non possiamo nemmeno immaginare. Ci restano di lei tante immagini drammatiche, le sue testimonianze, e le ultime parole: «Battiamoci per la verità».

Ma alla storia del massacro del



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